Il monte Aquila

In inverno regala emozioni forti e paesaggi unici; una volta l'anno di deve fare


La salita al monte Aquila è una ormai classica “passeggiata”, quando provi quella sorta di nostalgia da montagna perché ci manchi da troppo tempo è una meta ideale, con poco sforzo ti appaga con panorami di bellezza quasi unica per le nostre parti; il dislivello minimo e la distanza contenuta ne fanno una meta di grande soddisfazione, soprattutto se fatta nel periodo invernale, le emozioni che si vivono e le sensazioni di alta montagna che si ricevono sono forti e ripagano tantissimo. Bellissima meta ma sempre, e soprattutto in questo periodo, non deve mai essere presa sottogamba o superficialmente, alcuni tratti di cresta sono sottili e nell’immediato insistono precipizi o sbalzi che diventerebbero fatali in caso di cadute, per cui il grande divertimento è assicurato ma l’attenzione e la prudenza non devono calare mai. Partendo dal piazzale di Campo Imperatore, nei pressi dell’arrivo della funivia due sono i percorsi battuti, l’invernale e l’estivo. I due sentieri hanno il primo tratto in comune, fino ai pressi del ripetitore passivo, il brutto tabellone che si vede poco oltre l’osservatorio. L’invernale sale diretto al rifugio Duca degli Abruzzi, l’estivo si stacca nei pressi del tabellone, aggira in basso le rocce dell’anticima del Portella e dopo un breve tratto ci si raccorda quando riaffiora in cresta, di fatto rappresenta una scorciatoia del primo; semplice nel periodo estivo o in tardo inverno, potrebbe diventare pericoloso durante la brutta stagione quando i rischi di cumuli e slavine dai costoni che si sfiorano potrebbero far passare dei brutti quarti d’ora. Dall’arrivo della funivia o se si preferisce dall’hotel di Campo Imperatore si aggira l’osservatorio astronomico puntando il ripetitore passivo di cui ho detto sopra; da qui si dividono come abbiamo detto i sentieri, quello estivo entra nella valle sottostante con una bella traccia aggira i costoni ripidi del Portella e con un’ultima ripida salita molto brecciosa e instabile con tanti stretti tornanti sale in cresta ricongiungendosi al sentiero invernale; quello invernale, puntando il rifugio Duca degli Abruzzi, è molto evidente da subito, a meno non sia sepolto dalla neve (in questo caso non mancheranno di certo o di norma tracce di calpestio di chi vi avrà preceduto), sale con dislivello comodo che si accentua solo nei pressi del rifugio, con ampissimi e comodi tornanti. Quella di oggi è una giornata meravigliosa, il cielo appena offuscato da leggerissime nuvole fa passare un tepore che ristora, promette le solite viste incredibili sulle montagne del Gran sasso e non solo; il sentiero estivo è ancora sepolto dalla neve, una traccia ben battuta lo mette bene in evidenzia e potrebbe anche essere utilizzato visto che i costoni che lo sovrastano sono spogli ma c’eravamo prefissati di arrivare subito in cresta e così abbiamo continuato per il sentiero invernale. Quasi del tutto scoperto, solo in alto e per pochi tratti rimane sepolto dalla neve, non c’è ghiaccio, nei traversi verso Ovest la vista è grandiosa dominata come è dall’intero blocco delle montagne del Velino ancora ben imbiancate, l’Ocre appare come un muraglione quasi lo si confonde col Sirente dove spicca evidente è il profondo taglio del canale Majori in splendida forma. Come si sbuca in cresta, c’era da aspettarselo, un vento gelido fa rimpiangere subito la salita appena conclusa, non c’è verso di ripararsi, il rifugio è chiuso ed il sudore ci si gela addosso. E’ ora dei ramponi, prima ancora però del guscio, un vero salva vita in questo frangente. Non ci si abitua mai a quell’insieme di colossi uno accanto all’altro, al catino enorme di Campo Pericoli invaso da un manto candido, montagne vere, dislivelli veri, pareti ripide, cime altissime, ogni anno lo stesso stupore ogni anno un quadro perfetto da cui non staccheresti mai lo sguardo, Cefalone, Intermesoli, Corvo e Corno Grande… che montagne imperiose! Prendiamo la cresta verso Est, la neve trasformata dal sole e dal vento è quasi ghiaccio, coi ramponi si acquista sicurezza e disinvoltura; dopo un primo largo tratto, avvicinandosi all’anticima del Portella, la cresta si restringe progressivamente e finisce per sfilare stretta stretta, a sinistra le ripidi pareti che finiscono dentro Campo Pericoli incutono soggezione per quanto sono repentine e ripide ma è a destra che bisogna fare più attenzione, il pendio è meno ripido, scivola via bianco, liscio e incontaminato per qualche decina di metri, sembra innocuo ma oltre quella linea c’è il salto di un centinaio di metri che domina il sentiero estivo, c’è il vuoto; scivolarci sopra sarebbe una grave impudenza. Comunque a parte queste sensazioni e queste emozioni che fanno parte del gioco e che divertono anche perché se ci pensiamo rappresentano esattamente quello che andiamo cercando, in qualche breve tratto un po’ in bilico in altri più sicuri, passiamo agevolmente; si forma una catena umana quasi, sci alpinisti ci seguono, carichi dei loro preziosi “legni” sono più lenti di noi, davanti altri ci hanno preceduto salendo anche dal sentiero estivo e qualcuno dalla piana di Campo Imperatore. Riscendiamo dall’anticima, le urla degli sciatori sulle piste in basso arrivano fin qui, la piana è ancora invasa completamente da neve, la strada che scende dall’albergo viene usata come pista di raccordo con gli impianti. Alcuni sciatori che abbiamo dietro scendono dentro Campo Pericoli, davanti un serpentone, che lentamente stiamo avvicinando, sta salendo verso il “Sassone”, alcuni sono escursionisti in procinto di salire la direttissima, qualcuno è già in alto tra i roccioni; altri sciatori stanno salendo la gobba del monte Aquila, sono costretti a scegliere traiettorie strane e contorte perché su questo lato della montagna inizia ad affiorare l’erba. La giornata è perfetta, queste montagne oggi sono una specie di luna park, ognuno è qui per trovare il suo modo di viverla. Saliamo anche noi sulla dorsale del monte Aquila, traversi nella neve per attenuare la salita, tratti di erba, la gobba diminuisce e all’orizzonte fin lì dominato dal manto bianco e dalla poderosa parete del Gran Sasso si sostituisce un tappeto di colline ancora brunite e la linea azzurra del mare. A Sud si profila la lunga cordigliera fino al Prena. Svetta la croce del monte Aquila quando si scavalca la prima rotondità, ci divide da questa solo una corta larga cresta, bello il colpo d’occhio tra croce, cresta del Brancastello, la piana di Campo Imperatore e laggiù la Majella con tutte le sue rave. Il monte Aquila d’inverno è meraviglioso, ti giri tutt’attorno e non finisci mai di meravigliarti, le emozioni che ti assalgono sono per vastità seconde solo a quella del mare all’orizzonte, momenti velocissimi quelli che si vivono in vetta. Veniamo raggiunti da una coppia di sciatori, il tempo di liberarsi delle pelli e si buttano sul versante che scende su Campo Imperatore, mi accosto al ciglio e li guardo scivolare via, tra il timoroso e l’elegante le prime strette curve, una sosta sul ciglio del cambio di pendenza e non li vedo più, invidio quel senso di libertà che intuisco e non ho mai provato. Ritorniamo indietro per la stessa via, veloci, in discesa tagliamo un po’ il versante sotto la larga cresta, oltre la sella risaliamo per un po’ verso il Portella, poco oltre l’imbocco del sentiero estivo, ora sepolto e molto ripido, scendono le impronte di chi è salito stamattina. Deviamo per questa ripida traccia, una scala di fatto, sicura, la neve è dura, in alcuni casi affondiamo, dove il pendio spiana intercettiamo la traccia del sentiero estivo che ormai quasi pianeggiante scivola alto sulla piana intorno al Portella, fino al tabellone passivo nei pressi dell’osservatorio. Il giro si chiude, poche centinaia di metri e siamo alla funivia, perdiamo la discesa per un niente, attendiamo la prossima cabina ma un intoppo alle porte ci fa ritardare ancora la discesa, hanno fatto bene due ragazzi che con la tavola che si sono infilati nel canalone e sono scesi nell’esigua lingua di neve che quasi arriva fino in basso, li abbiamo rivisti dalla cabina, in fase di avvicinamento all’interno del bosco, ormai nei pressi della stazione. In una giornata come questa di sole e aria pulita, la “gita” al monte Aquila non delude mai, una classica da Febbraio-Marzo oserei definirla. Ma ricordatevi sempre di portarvi ramponi e piccozza; senza si potrebbe correre il rischio di rigirare e finire ad arrosticini e basta!